Nella mia Memoria, mio nonno Vive.

Io mio nonno non l’ho mai conosciuto. Mio nonno paterno, s’intende.

Mi hanno detto che era una persona buona, saggia. Mi hanno detto tante cose anche se quello che so di lui lo devo ai suoi quaderni e lo devo alla nonna che me li ha regalati.

Mio nonno era strabico, guardava sempre le cose da più punti di vista. Mio nonno quando suo padre gli aveva proposto di comprargli un’azienda si era rifiutato, ci sono compromessi a cui non si può scendere e lui non poteva non schierarsi con i deboli. Così ha fatto il sindacalista per tutta la vita. Mio nonno non era uno che si accontentava ma le sue grandi conquiste erano quelle che molti considerano piccole gioie quotidiane.

Mio nonno sapeva cambiare idea e dunque non era uno stupido, che solo gli stupidi non cambiano idea. Mio nonno era un sottufficiale della Folgore perché c’è stato un tempo in cui aveva creduto che il Fascismo coincidesse coi suoi ideali. Era scappato dopo l’otto Settembre per unirsi ai partigiani, mio nonno ha sempre lottato per la Libertà, aveva solo sbagliato luogo in cui cercarla.

Se in amor vince chi fugge, così non è in guerra. I nazisti lo catturarono in Toscana e lo portarono in un campo di lavoro. Lo picchiarono quando tentò di rubare un tozzo di pane dalle fauci del cane di una guardia, gli sputarono addosso solo perché la sua nazionalità non era quella giusta, non era più quella giusta.

Era il 29 giugno quando fece ritorno. A salvargli la vita fu un suo amico che gli impedì per tutta la prigionia di scambiare il rancio per le sigarette. Non preoccupatevi, ha recuperato tutti gli arretrati di tabacco con gli anni.

Forse per gli orrori che aveva visto commettere da certi uomini, forse per indole, mio nonno vedeva la natura come perfezione assoluta. Gli piaceva guardare la neve che cadeva e gli piaceva perché adesso, accanto al camino di casa sua, non doveva più temere il freddo. Gli piaceva dare le briciole di pane agli uccellini adesso che non era più costretto a lottare anche contro gli animali per sopravvivere.  Gli piaceva vedere le stagioni che cambiavano un po’ come le guerre che finiscono e poi si ricostruisce.

A mio nonno, soprattutto, piaceva scrivere filastrocche e oggi, oggi che il giorno della Memoria sta per finire, ho pensato di farvi dono di ciò che per mio nonno era il fine della Vita. Così le righe che seguono sono sue, assaporatene ogni lettera, ogni virgola, ogni pausa.

 

Vivere

 

Dell’Universo cosparso di stelle,

di fiori, di bimbi, di mill’altre cose belle,

godere, godere della luce, del calore del sole,

di prati, di campi, di vigne e dipinte aiuole

e vivere, vivere non sviscerando codici o messali,

vivere nelle leggi Divine, umane e naturali;

mettendo al bando come persone infette,

chi, arzigogolando, su testi e su pandette,

ne uccide lo spirito, inteso ad ordinare,

sfruttandone la lettera ad imbrogliare.

Vivere coscienti che Libertà, Giustizia, decoro

Antitesi son d’orpelli, dottorati, oro:

che duta disciplina, è vera scienza,

la gioia del saper è sola ricompensa.

Il vile denaro, diventa vero oro,

sol se proviene da onesto e provo lavoro.

Tu terrorista, pseudo intellettuale,

nella tua rabbia folle e criminale,

più d’ogni “padrone” colpisci la lega

degli oppressi, che uniti si scuotono la gleba.

Caino a te, che del sol profitto sei assertore,

sui tuoi fratelli riversi fame, morte, dolore.

Compagno non è colui che solo chiede,

ruba pure lui, se non suda la sua mercede.

Idiota propugnatore del consumo

Per te avrem presto solo fame e fumo.

Mafioso, guappo, calabro o picciotto,

di droga, sangue e morte, pagherai lo scotto.

Vivere e goder di cose semplici, in parsimonia.

Vivere tra fratelli, senza invidia od acrimonia.

Vivere senza troppa brama del successo.

Vivere operando assieme per il Progresso.

Vivere rispettando ed onorando la tua compagna,

che da sempre geme ed or si lagna.

Vivere nella legge del Signore,

che è amore, amore e sempre amore.

Uomini siamo, sì, non tutti uguali,

ma ricordiamo… tutti siam mortali.

 

Ettore Marengo

Mantienimi per mano.

Mi chiamo Loredana e faccio la mantenuta.

Nella vita mi sono sentita dire di tutto. I meno fantasiosi mi danno della puttana, della donna dai facili costumi, alcuni mi chiamano Lolita senza nemmeno sapere cosa significhi.

Nessuno però si è mai sforzato di mettersi davvero nei miei panni, di capire il mio punto di vista. Seduco uomini più ricchi di me per viaggi, scarpe, borse, vestiti, se faccio bene il mio dovere anche automobili. C’è una parola polacca che descrive le donne come me, è “galarianki” e significa, per l’appunto, donna che si concede in cambio di regali.

Il fatto è che io non mi mercifico, io m’innamoro davvero. Certo, m’innamoro dei conti in banca, ma l’amore non per forza è solo quello tra un uomo ed una donna, anche i gay si sposano oggi. In più, miei cari, non è poi così diverso dall’amore dei gentiluomini che frequento. Credete che loro s’innamorino della mia risata, della mia intelligenza, delle mie parole? No signori, s’innamorano del mio culo, del mio seno, delle mie gambe accoglienti. E dunque io vi chiedo dove sta la differenza tra me e loro, tra chi s’innamora della mia pelle e chi s’innamora della pelle di un portafoglio.

Vedete bene che il dubbio si sta lentamente insinuando dentro di voi, che in fondo non avete mai pensato che gli uomini con cui esco sappiano benissimo quale sia il mio obiettivo, che io sappia benissimo quale sia il loro. Credevate davvero che un broker che fattura miliardi di dollari non fosse in grado di riconoscere un suo simile, di riconoscere chi venderebbe l’anima o nel mio caso il corpo per un pugno di quattrini?

La verità è che io e i gentiluomini che frequento ci usiamo a vicenda: io sono il loro bel trofeo da portare fuori e loro sono il mio bancomat. Io non faccio domande scomode e li appago sessualmente, loro mi regalano vestiti. Credete veramente che potrei fare questa vita se non fossi estremamente bella e seducente? Non vi siete mai chiesti perché i pezzi grossi non frequentino quasi mai delle “brave ragazze” magari bruttine e col culo basso? Credete che questi gentiluomini uscirebbero con donne così belle se non avessero così tanti zeri in banca? Sono amorale tanto quanto loro se vogliamo dirla tutta. Solo che nelle vostre piccole menti io passo per la zoccola e loro per il pesce grosso che ha abboccato. Ma siamo entrambi pesci, ma siamo entrambi pescatori. Il mio lavoro è molto simile a quello di una modella, entrambe ci spogliamo davanti a un obiettivo solo che io posso mangiare ostriche e champagne senza dover ingoiare cotone per riempirmi lo stomaco, senza dover pippare cocaina per non sentire la fame. Non ho avuto la fortuna di incontrare il vero amore, tanto vale trovare un compromesso.

Vedete, quello che più mi disturba è la vostra ipocrisia: quante volte avete detto “esco con lui perché è figo, esco con lui perché è quello di cui ho bisogno, mi fa sentire protetta, importante. Esco con lui perché mi ama e anche se io non lo amo bè, ho bisogno di sentirmi amata”? Quante volte avete fatto l’amore sapendo che di amore non c’era traccia, quante volte avete usato dei poveri cretini per rinforzare la vostra autostima? Ecco io sono come voi ma senza ipocrisia, io non nascondo i miei bisogni, non l’ho mai fatto. Io non prendo in giro i miei uomini e loro non prendono in giro me. Abbiamo un accordo, io svuoto i loro lombi, loro riempiono il mio guardaroba.  Lineare, semplice, perfetto. Quindi fatemi un favore, care bacchettone, la prossima volta che volete criticarmi pensate a quante volte voi stesse avete usato i vostri partner solo per futili motivi che non avete avuto il coraggio di ammettere nemmeno a voi stesse. E pensate che invece io ai miei gentiluomini chiedo solo una cosa: tienimi per mano, mantienimi.

 

 

 

Foto: Simone Infantino.