Studiati la vacanza

Gentile studente,
Anche quest’anno la tua università ha pensato a te.
Recenti studi del dipartimento di statistica mostrano come il 75% degli studenti italiani reputi un lusso il caffè al bar preferendo fare ore ed ore di coda davanti alle macchinette per un risparmio di circa 0.50 €.
La paghetta media di uno studente si aggira (eventuale affitto escluso) intorno ai 200 € mensili che il 75% degli intervistati investe esclusivamente in azioni ai tre luppoli (birra ndr).
Analizzando dunque le scelte consapevoli di questa fascia di consumatori, tenuto conto del prezzo medio di una vacanza di una settimana e dello stipendio esentasse degli studenti, le Università italiane hanno fondato una loro personale agenzia di viaggi: “Studiati la vacanza”.
Le proposte sono tante e tutte a costo quasi zero! Scegli la più adatta a te e prenotati sul sito del tuo ateneo!
Qui di seguito le opzioni più gettonate.
Categoria summer sport, per un’estate con un fisico studioso:
-scherma con i tubi porta progetti (riservato agli studenti di architettura, possibilità di corsi avanzati e principianti)
-corsa ad ostacoli tra i muschi : trova il tuo posto nelle affollate e sudate aule studio (possibilità di effettuare anche corsi di sopravvivenza)
-lotta libera applicata , lancio di manuali e spallate per il posto a sedere

Categoria cucina:
-olio di gomito e studio, mille usi che non conoscevi
-due palle così, tritatura e macinatura della carne da esami
-cigno, dal tiro alla pentola

Categoria viaggi culturali:
-lonely planet delle aule studio, tour alla scoperta dell’aria condizionata
-i segreti dei codici, da Da Vinci a Rocco, tra letteratura e diritto
-monumenti, i compagni che ti passano gli appunti e la beatificazione

Categoria benessere:
-bagno turco, la sudata prima dell’esame e l’eliminazione delle tossine
-energy drink, classi contro l’abuso
-tumori della pelle, i mille vantaggi di non prendere il sole

Prenotati, i posti sono limitati! 
Offerta valida fino ad esaurimento esami o esaurimento nervoso.
In collaborazione con l’associazione culturale “l’unico fisico bestiale lavora al Cern” e “Clinica riabilitativa per i fuori corso”.

Ringraziandoti per l’attenzione, ti porgiamo i nostri migliori auguri.

Agenzia viaggi “Studiati la vacanza”

La Verità in tasca.

John era un uomo alto, bello.

Gli si poteva dire tutto, tranne che non fosse perfetto. Nessuno mai aveva potuto anche solo pensare che John non fosse l’uomo giusto al momento giusto.

Era una persona eccezionale, di quelle che forse neanche esistono davvero. Non arrivava mai in ritardo, era gentile, intelligente e non andava mai oltre le righe, nemmeno quelle delle piastrelle. John aveva un ottimo lavoro, non diceva mai la parola sbagliata. Andava a cena con la Regina d’Inghilterra e col barbone che beveva per annebbiare la realtà.

Si diceva che John indossasse da circa quarant’anni gli stessi pantaloni, che la sarta del paese glieli rattoppasse ogni cinque lunedì e che quei pantaloni fossero semplicemente perfetti. La tasca destra era cucita e tutti sapevano il perché.

La leggenda narra che da bambino John andò a giocare nel bosco dietro casa e lì, all’ombra di un tiglio, vide una cosina tutta piccola, tutta tremante.

“Sono piccola ma ingombrante” disse questa cosina a John, “ posso stare in una tasca, ma è nella testa che non riesco ad entrare. Sono la Verità, la Verità in tasca.”

Fu così che John la portò con sé e la cucì per paura di perderla.  Le aveva sempre chiesto consiglio e lei rispondeva dicendogli che la Verità è sacra ma non sempre utile.

John era perfetto, dopo un solo sguardo capiva la natura più profonda delle persone e sapeva come usarla. Si dice spesso che il troppo potere concentrato nelle mani di una sola persona possa portare a conseguenze disastrose, ma questo non era il caso di John. Ad uno sguardo più attento si poteva dire che forse a John del potere non interessava anche se il motivo rimase per lungo tempo un mistero.

Ci sono persone sulle quali si potrebbero scrivere centinaia di pagine, ma solo un vecchio del paese buttò giù appena dieci righe sull’uomo con la Verità in tasca.

Era inverno quando lo incontrai, ero stremato dopo un violento temporale lungo la strada del mio pellegrinaggio.

Si pensa spesso che per trovare se stessi occorra andare lontano ma a me accadde ad appena venti chilometri da casa.

Un anziano signore mi aprì la porta del bar del paese e John mi offrì un tè caldo. Chiedendomi cosa ci facesse un ragazzino a piedi da solo nel rigido inverno della brughiera, mi disse queste poche parole:

“ Ho sempre pensato che avere la risposta giusta fosse la chiave della felicità. Ho sempre pensato che non sbagliare mai una mossa, non avere mai una mancanza fosse ciò cui aspirare nella vita. Perché credevo che questa fosse la sola ed unica via. Perché noi tutti demonizziamo l’errore, il caso, la zona d’ombra dove crediamo di non poter vedere, perché nel senso di colpa noi percepiamo solo un peso e non un trampolino. Ma la verità è che se nessuno più sbagliasse una risposta la vita sarebbe terribilmente noiosa, la verità è che io nonostante abbia la Verità in tasca della vita non so percepire altro che il nulla, un’autostrada dritta senza panorama. Se nessuno più fallisse nella ricerca non solo non ci si godrebbe il viaggio, ma nemmeno sapremmo quale meta dobbiamo raggiungere. Dicono di me che sono perfetto, ma è dentro di me che la vita ha smesso di esserci quando ho deciso che avrei  sempre avuto la risposta giusta. Ed ecco che a te, giovane pellegrino, io regalo la tensione della scelta, il brivido della vita, il caos primordiale. Qui sul tavolo io poggerò la mia Verità di cui non ho più bisogno e ti lascio la possibilità di portarla con te ovunque tu vorrai. Pensaci bene, tuttavia, e chiediti se anche il più saggio degli uomini non abbia mai commesso errori, se anche il più saggio degli uomini conservi ancora zone grigie. Io sono morto dentro, figliolo, e per la prima volta nella mia vita realizzo che io di sbaglio ne ho fatto uno soltanto: ho messo in tasca la Verità buttando nel cestino la mia anima. E adesso, per la prima volta in vita mia, devo finalmente chiedere scusa, innanzitutto a me stesso”.

Andai al suo funerale qualche giorno più tardi e sulla lapide erano incise queste parole:

“La verità è che di Verità si muore” .

Forse che senza errori l’esistenza stessa diventa un errore? Forse che possedendo la Verità in tasca si finisce col vivere nell’illusione?

Non lo so e non lo saprò mai. Perché io la verità l’ho rimessa sotto il tiglio e ancora oggi, dopo anni, ogni volta che non trovo risposta alle mie domande sorrido pensando a John.

Ad occhi chiusi.

Hai sentito la mia carezza?
Hai sentito la mia carezza questa notte mentre ti addormentavi sfinita da lacrime malinconiche?
Vedi, mia cara, adesso ti riconosco. Adesso ricordo anche la piccola fossetta che ti viene quando sorridi davvero.
Percepisci, mia adorata, un leggero tepore sulla tua mano? Chiudi gli occhi, immagina che sia io a carezzarti.
Forse che quando abbandoniamo le vesti terrene il pensiero diventa impercettibilmente fisico, una leggera brezza tra i tuoi lunghi capelli, un battito di ciglia che scatena uragani.
C’è una tale pace qui, le farfalle vivono secoli interi.
C’è una tale pace qui che quando piove l’acqua è dolce rugiada, che se l’assaggi sa di vino francese.
C’è una tale pace qui che vorrei dirti, mia amata, di pensarmi così, leggera e in equilibrio. Un cerchio di luce, nuvola bianca.
Abbiamo così paura del cambiamento che abbandonare il fisico ci atterrisce al punto da annebbiarci il cervello, al punto che  non vogliamo più ricordarci come sia la vita per evitare di pensare alla morte.
Ma io ti dico, mia cara, non si muore che negli organi, non si muore che nelle cellule, non si muore che nei capelli che non dovremo più sistemare.
E allora guardami vivere, guardami gioire al tuo fianco come ieri quando una farfalla ti passerà accanto, quando il vento saprà di fresco, quando una mano ti fermerà sulle strisce pedonali, quando sorridendo penserai che, adesso, la tua stanza profuma di eucalipto.
Buon viaggio Amore mio, ti auguro di imparare, nel bene e nel male, quante più cose possibili.
Ti auguro l’ingenuità con chi è senza malizia, ti auguro solide armature con chi vuole solo calpestarti.
Ti auguro di guardare il mondo con gli occhi di un bambino, di non perdere mai la curiosità innocente.
Ti auguro di donare amore senza condizioni e di riceverne altrettanto.
Vorrei proteggerti da tutto, tesoro mio bello, ma per quanto mi costi caro dirti che non posso, credo che per avvertire fino in fondo la gioia si debba sperimentare anche il dolore.
Non preoccuparti per me, io continuo a vivere nell’aria che ti asciuga il viso.

Per sempre,
da sempre
con infinito amore.