Ho perso un treno ma sono ancora viva

Mia nonna mi ha sempre detto che se un treno è perso, è perso per sempre.

Ecco perchè il giorno in cui ho visto il mio partire mentre correvo disperata sul binario mi sono sentita morire.

“Starò a Milano Centrale per il resto dei miei giorni” pensavo “non ci sarà mai più un regionale come quello che dovevo e volevo prendere io”.

Mia nonna aveva ragione: i treni passano una volta sola e non ti aspettano, non come il postino.

Ad un certo punto un signore distinto in giacca e cravatta mi chiese se andava tutto bene e perchè stessi piangendo. Gli spiegai quello che credevo fosse un fatto gravissimo e lui, ridendo, mi disse “signorina ma per Torino c’è un treno ogni sessanta minuti e anche meno. Poi guardi che sono tutti uguali se non più belli e veloci di quello che ha perso”.

Avevo sedici anni ed era una delle prime volte che viaggiavo da sola, mi sentivo smarrita perchè ero abituata ad essere sempre in anticipo per tutto, anche quando non ce n’era bisogno. Avevo paura di perdere qualcosa che credevo prezioso ed irripetibile ma non mi ero mai resa conto che molte cose, in primis i treni, passano e se anche ne perdi uno c’è sempre quello dopo.

Non che ora io voglia mettermi a fare metafore azzardate, forzate e sdolcinate sulla vita, al contrario il mio è un grido contro i falsi insegnamenti delle nonne, contro la filosofia da mercato delle pulci.

Per esempio la gallina vecchia non fa buon brodo, al massimo fa milf.

Poi basta, basta e ancora basta con questa storia delle minestre riscaldate che non vanno bene, se fosse vero ci sarebbero generazioni di studenti fuori sede in preda a coliche e altri problemi intestinali.

E quella faccenda del chiudere una porta per aprire un portone? Certo è assolutamente vera, ma solo se stai uscendo di casa.

Io non lo so che m’è preso quel giorno sta di fatto che ero veramente arrabbiata: ora è mai possibile creare immagini così potenti nelle menti di poveri ragazzi innocenti se poi esse non corrispondo a verità? È tanto difficile dire “non rimetterti con quel cretino, l’hai già frequentato ed è andata male una volta, non c’è motivo di risbagliare” anziché obbligarmi indirettamente a trangugiarmi due piatti di minestra perchè mangiarne uno il giorno dopo sarebbe un sacrilegio?

La vita grazie a Dio (nonna sarebbe molto fiera di questo ringraziamento) non è un treno o una minestra o un arrosto con o senza fumo, non è una botte di vino né tanto meno un dilemma tra uova e galline dunque che senso ha banalizzarla con queste frasette da Platone di Settimo Torinese? Sarebbe come tentare di imbottigliare l’Atlantico, una cosa folle e priva di significato alcuno.

E dunque cara nonna io confesso:

perdo treni che è un piacere, adoro l’adrenalina della corsa all’ultimo minuto. Mangio con sommo piacere la vellutata di zucca del giorno prima e, ti dirò, se la lasci riposare una notte prende ancora più gusto. Scelgo sempre il vino nella botte grande ma solo perchè ce n’è di più. Preferisco la gallina all’uovo. Non prendo pesci neanche da sveglia quindi posso dormire un’ora in più al mattino. L’oro preferisco averlo al collo che in bocca. Esiste il fumo anche senza arrosto, dovresti saperlo visto che ami tanto l’Olanda.

Solo una cosa non posso contestarti, una verità assoluta: fioca mnu fioca fin al cu (nevica fine nevica fino al culo).

Ora devo andare, mi aspettano per tarallucci e vino.

Mi è piombato addosso l’amore

Ho sempre pensato che sarebbe arrivato, che prima o poi sarei uscita di casa e avrei trovato Lui su un’alfetta rossa che di cavalli ne ha ben più d’uno.

Ero certa che saremmo andati a cena in un ristorante con terrazza a picco sul mare : un locale intimo, non più di dieci tavoli .

Sapevo che ci saremmo ubriacati di risate e vino bianco mangiando del buon pesce, per dessert un sorbetto limone e vodka.

Immaginavo di passeggiare sulla sabbia a piedi nudi mano nella mano con un vestito di seta e la testa leggera.

Sostanzialmente la versione alcolista di una principessa Disney e dire che io odio le principesse.

Non è colpa mia, solo che quei “principe azzurro” e “vissero felici e contenti” a forza di sentirli ti s’incastrano nella mente e farli uscire risulta più difficile che montare un mobile ikea senza istruzioni.

Comunque non vi preoccupate, oggi ho capito che l’amore arriva quando meno te lo aspetti e ti fa davvero girare la testa.

Com’è successo ?

All’improvviso, un attimo prima non c’era e l’attimo dopo si : è stato un colpo anche se non propriamente di fulmine, direi un colpo e basta.

Non era una giornata buia e tempestosa nè particolarmente soleggiata e allegra, non stavo parlando con gli scoiattoli del parco nè ero in contemplazione della natura e dei misteri della vita ; era una mattina assolutamente normale e stavo tornando a casa con le borse del supermercato pregando divinità fino a quel momento sconosciute che le buste di plastica reggessero almeno fino al portone d’ingresso.

È stato allora che mi è piombato addosso l’amore : ho sempre pensato che avesse un gusto dolce, invece devo dire che ha quel non so chè di sangue.

Stavo arrancando verso casa, come dicevo, e ad un certo punto ho sentito venire da una casa vicina delle urla di donna « maledico il giorno in cui sei nato ».

Normalmente non avrei fatto una piega, avrei continuato per la mia strada dimenticandomi dopo pochi passi delle voci, ma questa volta non potevo : era chiaramente una citazione di Sex and the City e si sa che ogni donna ne ha visto almeno una puntata, io nello specifico le so quasi tutte a memoria.

Ho alzato gli occhi incuriosita per vedere che aspetto avesse quella fantastica ragazza che, in pieno litigio, riusciva a usare le frasi di un telefim dai contenuti profondi quanto una vaschetta lavapiedi : è evidente che non capita tutti i giorni.

Quello che ho visto è stato solo un mazzo di fiori, banalissime rose rosse per giunta, che si avvicinava alla mia faccia a discreta velocità.

Ci sono attimi in cui sai benissimo cosa dovresti fare : un passo avanti o perchè no anche indietro, ma tutto quello che pensi si tramuta nell’immobilità più totale, una specie di paralisi momentanea abbinata ad una bocca spalancata.

È un po’ come quando nei film d’azione inizi ad urlare al protagonista cosa dovrebbe fare senza che lui reagisca, solo che il grande attore sei tu.

Che poi voglio dire possiamo filosofeggiare sulle spine delle rose intese come le trappole dell’essere, ma i fiori in faccia non fanno particolarmente male; il vero motivo del mio terrore era quella scatola di cioccolatini a forma di cuore tutta bella decorata, tutta bella di latta.

Una sorta di schiaffo non morale, un kharma con grande senso dell’umorismo e un tempismo degno di Willy il coyote.

Ho pensato che come ricompensa almeno avrebbe potuto soccorrermi un Raoul Bova per caso nei paraggi ma sono umile e dunque mi sarei accontentata anche solo di un classico ma intramontabile Brad Pitt invece no, a chiedermi se stavo bene è stata una signora sulla settantina che ha prontamente commmentato “per fortuna che è successo a lei e non a me!”, un’amore di donna in breve.

Che poi io non ho mai avuto nulla contro San Valentino, non mi piace festeggiarlo ma non insulto chi porta a cena il proprio fidanzato o si fa regalare i tulipani di mezza Olanda; ci ho pensato a lungo su che segno potesse essere questo, ma a parte quello sul labbro non ne ho trovato alcuno.

Ah e per la cronaca i cioccolatini me li sto mangiando io, stronza.

Buona festa degli innamorati.

Mr Destino

A me questa storia della predestinazione proprio non va giù, credo anzi che se incontrassi questo signor Destino per strada lo prenderei a ceffoni.
Com’è possibile che ci sia tutta questa gente in giro che come scusa per star seduta tutto il santo giorno sul divano a grattarsi il deretano dica « doveva andare così, è evidente » ?
È una brutta droga, crea più dipendenza dell’eroina e chi ci crede ciecamente secondo me è solo destinato ad essere un cretino.
Come se Jim Morrison si fosse trovato il disco di platino già nella culla saltando puntualmente le lezioni di chitarra perché tanto lui Jim Morrison c’era già nato e anche se ancora non sapeva che le note sono sette, durante una notte di mezza estate sarebbe sicuramente arrivato Mr. Destino col suo mantello nero e la sua ventiquattrore di pelle a infodergli il sapere.
Un po’ come se quando incontri per la prima volta la tua anima gemella dopo una stretta di mano vi sentiste già uno accanto all’altra nella tomba con quarant’anni di felice matrimonio e dieci nipoti alle spalle.
Certo riconosco che esista la sorte altrimenti non mi spiegherei perché quando devo andare ad una cena romantica puntualmente il cihuahua della mia vicina defechi sul terzo gradino delle scale esterne o perché quando decido di andare dal parrucchiere debbano scatenarsi delle piogge tropicali che torno a casa in gommone ogni santa volta.
Il problema è che tutto può essere destino : la vecchia che ti pesta un piede col bastone alla fermata dell’autobus, il nuovo barista figo del tuo caffè di fiducia, il perdere il treno come in quel film con Gwyneth Paltrow ; ma così non ha senso, non c’è scopo educativo anzi non c’è proprio nessuno scopo e tanti cari saluti al libero arbitrio.
La verità è che ammettendo pure che qualcosa di ”già scritto” ci sia è meglio non saperlo perché l’homo erectus, alla costante ricerca del massimo risultato col minimo sforzo, appreso che da grande diventerà il presidente del consiglio degli Umpa Lumpa, passerà il resto dei suoi giorni a sfondarsi di canne in attesa che accada ciò che deve accadere.
Un sillogismo le cui premesse sono infondate e dunque un non-sense bello e buono.
Quando incontri la tua anima gemella non è che hai fatto jackpot, non è che solo avendola conosciuta hai vinto un contratto milionario a tempo indeterminato con sei mesi di ferie pagate all’anno e otto ore di lavoro a settimana con week-end da mercoledì a domenica.
No.
L’amore te lo devi sudare, il principe azzurro può averti leggermente influenzata ma quello che hai davanti in carne ed ossa spesso può sembrare un nobile decaduto con problemi di aerofagia e il vissero felici e contenti nella realtà significa saper accettare anche quello che proprio non sopporti.
Io ci ho anche provato a crederci a questa storia, mi sono presentata ad un’esame senza aver aperto libro pensando che fosse scritto da qualche parte che io dovessi laurearmi ma l’unica cosa che ho letto è stata il labiale del professore mentre mi invitava a ripresentarmi all’appello successivo.
Io non sarò di certo Gesù Cristo ma per cortesia alzati e cammina figliolo, non è guardando Batman che diventerai un supereroe e non è partecipando da spettatore alla tua vita che inizierai a Vivere.
Ora scusami ma devo andare in palestra, ho capito che anche se è Destino che io arrivi in forma smagliante alla prova costume, se gli do una mano a questo signore di sicuro non sbaglio.

come un granello di sabbia

Non so se sia meglio partire o tornare.
Se sia più eccitante scoprire posti e visi nuovi o ritrovare volti amici.
Assaggiare un piatto dal gusto sconosciuto o lasciarsi riconquistare dai sapori della tradizione.
In fondo dipende tanto dal perché non ci sei, se viaggi o scappi.
Non è mica facile capire la differenza.  Io, per esempio, non saprei spiegartela.
È come partire con un bagaglio leggero pronto a riempirlo di sensazioni bellissime e momenti duri, o correre in stazione lasciando a casa una valigia troppo pesante.
Che poi è solo un’illusione, che anche se è piena di granito stai tranquillo che arriva a destinazione prima di te, come se i problemi non rispondessero alle leggi fisiche della gravità.
È dura accettarlo, voglio dire se non pesa, se non obbedisce alle leggi della natura, esiste davvero? Quanto è grande un problema?  Un metro cubo? O quanto un grattacielo?  Forse quanto un granello di sabbia che ti s’ insinua sotto la pelle e poi t’infetta, s’ infetta.
Per quanto tu cerchi di ignorarlo non è che se vai a 1000 km da casa lui sente nostalgia e ti dice “no guarda io ti aspetto qui o sai che faccio? torno da dova sono venuto ci prendiamo poi un caffè se vuoi una volta, stammi bene vecchio mio”.
No lui ha già pronti i bagagli prima che tu abbia acquistato il biglietto.
Allora, ne convieni, tanto vale toglierlo.
Certo devi riaprire la ferita e fa un male cane, se poi è tanto in profondità dopo ti danno pure due punti e capita che ti resti una brutta cicatrice, perché no in pieno volto, ma quella non è dolorosa.
Hai ragione pure tu a dirmi che se la mettiamo in questi termini non fa differenza guarire a casa davanti al camino o lontano davanti ad un pessimo caffè.
Infatti io mica volevo dirti che non devi uscire o convincerti che la tua è solo una fuga inutile, intendevo che puoi andare dove vuoi, puoi restare immobile oppure no, e potremmo discutere delle ore sul fatto che puoi restare fermo anche dall’altra parte dell’oceano così come puoi darti una mossa a dieci metri dalla casa in cui sei nato; quello che davvero sto cercando di dirti, amico, è che, ovunque tu decida di stare, l’importante è che trovi il coraggio di curarti quella brutta infezione.