Ti ho pensata una domenica mattina. C’è chi sfoglia album di famiglia, chi impasta gli gnocchi. E poi ci sono io, io che una domenica mattina ho pensato a te.
Ti ho rivista accendere i fornelli con quel tuo sguardo da bambina. “non è bella la scintilla? Certo, non abbiamo un camino, ma mi basta un fornello per immaginare un falò”.A me è bastato guardare il letto vuoto per immaginare te.
Chissà dove finiscono le promesse lanciate nel vento, chissà se sono nel letto del fiume insieme ai sassi dei bambini. Chissà se arriva la cicogna a prendersele o se ci pensa la fatina del dentino. Che mica possono starsene davvero nel vento le promesse non mantenute, che mica ci respireresti in un aria così pesante. Te lo immagini? Esco a prendere una boccata d’ansia. Ah, questa è decisamente quella volta in cui promisi a mia madre che non avrei più detto parolacce, oh guarda, ecco quella volta che avevo giurato di non bere più. Forse domenica mattina ho respirato il nostro per sempre. Sapeva ancora delle tue sigarette.
Magari esiste un archivio, tipo un’isola nel Pacifico. “Promesse SPA, società per amareggiati”, magari con un motto “archivio promesse, un tempo solide realtà”. Magari con un’impiegata con la erre moscia di quelle stridule e quella parlata snob di chi ti risponde sempre come se ti stesse facendo un favore. Che poi a ben pensarci avrebbe pure ragione, deve essere deprimente avere a che fare solo con gente come me. Chissà se su quell’isola è tutto come in Peter Pan, se sulle bianche spiagge del Pacifico ancora ci amiamo. O forse le nostre promesse se ne stanno relegate in uno spazio appena più grande di quello che gli lasciamo dentro al cuore. Chissà se le onde che infrangono quelle scogliere fanno più male delle mie assenze.Magari le ho mandate io quelle promesse in quell’archivio, magari quel per sempre io lo sapevo che valeva solo un attimo ma è che io, in quell’attimo, ci crederò per sempre. E magari a poco a poco ci ho mandato una discussione, un silenzio, una piccola indifferenza.
Ma sono tutte frottole, io non ci credo a queste cose, tu lo sai.
Le promesse finiscono nel vento, è ovvio. Tu le stringi nelle mani e poi arriva il Maestrale, prima a poco a poco, poi tutto in un colpo. È così che mi sei scivolata tra le dita. È così che ti ho sentita nelle narici una domenica mattina.
Ma non preoccuparti, ho acceso il caffè per coprire il tuo profumo.