Ho fatto l’amore controvoglia

Pizzo nero. Sì, era decisamente pizzo nero. Ottima fattura, nulla da dire anche se non è che m’importasse molto.
L’avevo portata a cena in quel ristorantino che dà sulla piazza, quello con i tavolini fuori e le tovaglie rosse proprio accanto al giornalaio.
Guarda sarò sincero, mi sono pure divertito. Potrà suonare un po’ razzista ma lei è bella, davvero bella e non pensavo potesse essere anche così simpatica. Roba rara amico, genere “una su un milione” per citare quella musichetta da due soldi che a te piace tanto.
Abbiamo bevuto senza fare troppi complimenti, io ero tranquillo e poi mi piaceva vedere che iniziava ad arrossire sulle guance quel tanto che basta per lasciarsi andare. Ho speso pure poco, fortuna che conosco Giacomino che in quel ristorante ci lavora da anni sennò manco per piangere mi rimanevano i soldi. Quel ragazzo è uno spettacolo, ci facciamo certe partite di calcetto che in quanto a tensione e adrenalina juve inter sembra un incontro tra i pulcini dell’oratorio.
Ti dicevo comunque che dopo cena abbiamo fatto due passi, sai quando devi creare il momento. Bè che faccio vengo ad insegnarlo a te? È scritto nella Bibbia del primo appuntamento che non puoi provarci al tavolo né in macchina ma solo ed esclusivamente durante la passeggiata digestiva, magari sorprendendola con un complimento che racchiude un mix di dolcezza ed ironia perfettamente bilanciate.
Bene guarda io proprio da manuale le sorrido e mi avvicino quasi per caso, tasto il terreno e vedo che ci sta. Sarebbe banale baciarla subito quindi fingo imbarazzo e mi allontano di un passo, mi sarei dato una pacca sulla spalla da solo. Una performance degna di oscar. Lei mi guarda mezza delusa, mezza curiosa, mezza presa bene e boom mi bacia. Quelle cose come quando ti arriva un messaggio ed è una ricarica da venticinque euro omaggio che non sai perchè, un trenta ad un esame che credevi fosse andato uno schifo. Ma poi che bacio, cioè sesso puro. Tuttavia mantengo il controllo e, al limite delle mie facoltà fisiche, non poso le mani in zone eccessivamente erogene per non risultare il porco polipone, genere che le donne schifano. Io voglio farla morire, seducimi tu moretta, fammi cedere tu bellezza.
Si stacca, mi guarda e, ti giuro, mi manda una scarica di ormoni che è come un’onda d’urto, hai presente? Quegli occhi che c’hanno scritto “prendimi” manco fosse il “tilt” del flipper, ecco così.
Poi il bivio: che tattica uso adesso? Cioè stai confuso, vai diretto sul “prendiamo un caffè da me” o punti sul “ti accompagno a casa” rischiando di rimanere davanti ad un portone chiuso come un cretino? Risiko del sesso, valutazione dell’avversario: questa tipa è aggressiva apparentemente ma fino a che punto? Abbiamo all’attivo una bottiglia di rosso in due, un paio di amari e sì, è evidente che siamo brilli dunque vale tutto. Poi senti io mi butto al massimo anziché la moretta mi guardo un video e mi faccio una Moretti.
Accetta il caffè da me, la sua coinquilina si alza alle sei e non vuole disturbarla.
Fantastico, posso anche farmi la doccia nel mio bagno.
Senti qui, saliamo da me, quella sua gonna leggera e la camicetta reggono circa un secondo e mezzo. Subito letto, via tutto. Ma chi se ne frega della forma, chi se ne frega del caffè, questa tipa è spaziale. Dio, colpisco lo spigolo del comodino col ginocchio ma ragazzi qui c’è iron man non sento nulla, vado dritto alla meta come un All Black. Lei si spoglia io la guardo, diamine che bella e già mi sembra strano non dirlo volgarmente ma in fondo che c’è da pensare ammira e stai zitto cretino che questa te la stai per fare.
Una dea nel corpo e nel sesso. Sai la storia della coppa di champagne? Tette perfette che quasi mi dispiace toccarle manco avessi un Caravaggio davanti, pancino tondo ma tonico, una pelle dal gusto sensuale. E poi scendo piano piano, la guardo dritta negli occhi mentre le sfilo le mutandine e lei mi sorride maliziosa di rimando.
È mia, è mia adesso. La sento forte sotto le mie mani e ci provo, ci riprovo, tento ancora ma non ci riesco. Non riesco a farci sesso.
È terribile quando succede. Uno parte con l’idea di fare una serata giusto per dare due colpetti, una sigaretta poi tutti dormire ognuno a casa sua invece no, io non ci riesco. Questa sera proprio non ce la faccio. È che questa ragazza mi piace e non riesco a farci sesso. Dici che fare l’amore fa male alla salute? Non rischio nulla? Cardiopatie, psicosi, magari una bronchite che ne so. No?
Ok perchè senti io c’ho fatto l’amore. Come me ne sono accorto? Ma guarda mi sono pure spaventato all’inizio. Per me il sesso è scollegare il cervello e lasciare che i gioielli di famiglia comandino la spedizione mentre i piani alti chiudono, vanno in ferie, hasta la vista, siesta fino a nuovo ordine.
L’altra sera non trovavo il tasto off, tutto qui. Mi sono impegnato, ripetevo “spegniti spegniti spegniti” e il cervello nulla, lavorava ancora più del normale e mi sembrava di godere più nella mia testa che tra le gambe. Anzi forse è andata proprio così. Una figata senza senso, roba senza precedenti. Niente di speciale eppure tutto speciale. Una cosa semplice nessuna acrobazia o kamasutra però ti giuro il miglior orgasmo della mia vita, un po’ come passare da una barbera ad un barolo del ’99 e sai quanto mi piace il barolo.
Guarda ho fatto per la prima volta l’amore e pure controvoglia, ho cercato di opporre resistenza ma alla fine mi son lasciato andare, che mica ti puoi controllare. Ora non farei altro tutto il giorno anzi sai che c’è?
Magari la chiamo e le chiedo se ci prendiamo un altro di quei caffè che solo noi sappiamo fare e che non lasciano l’amaro in bocca.

Babbo vorrei un anticipo

Caro Babbo Natale,
lo so che tu ora sei in vacanza con la tua mamma e il tuo papà, hai lavorato tanto e mio zio dice che se lavori poi devi andare al mare.
A me piace tanto il mare, ci vado sempre d’estate con Gianpiero che è il mio cane. Gioco alle biglie con i miei amici e mangio un sacco di gelati.
Oggi piove e a scuola ho preso 9 in matematica. La maestra ha detto che sono bravo e che se continuo così da grande potrò fare lo scienziato. Io però voglio ammaestrare i canguri e farmi portare nella loro sacca tutto il giorno. Non devo mangiare gelati però sennò poi vomito come sul bruco mela. La mamma si era arrabbiata tanto quel giorno, si arrabbia sempre tanto ma alla fine ogni sera mi dà un bacino sulla fronte e mi sorride.
Ha le rughe quando sorride ma lei dice che non è vecchia, è solo saggia. Ho chiesto alla maestra Chiara cosa vuol dire “saggia” e lei mi ha detto che è quando hai la risposta giusta a molte domande. Che bello Babbo Natale, la mia mamma è proprio saggia allora! Sa i nomi di tutti i fiori, cosa mi piace mangiare, quando è nato il mio papà e il numero di telefono di tutti i suoi amici.
Io lo so che tu adesso sei al mare a mangiare i gelati e che sei in vacanza fino al compleanno di Gesù però ho un desiderio e ti chiedo un anticipo. Mio zio mi ha detto che un anticipo è quando chiedi un regalo prima del compleanno o di Natale e se te lo danno prima poi non arriva più dopo.
Allora, caro Babbo, io voglio il mio anticipo. Vorrei, l’erba voglio non esiste neanche nel giardino del Re dice sempre la Nonna Maria.
Ho visto la mia mamma piangere. Le ho chiesto se si era fatta la bua e lei mi ha detto di sì. Io non ho capito però, non aveva le ginocchia sbucciate e non era caduta. Lei mi ha detto che ci sono bue che non si vedono con gli occhi come quando hai l’aria nella pancia ma per me non è vero.
Ha detto che non le faceva tanto male, che se le davo un bacino passava tutto. A me non passa la bua quando mi danno un bacino però.
Le ho dato c-e-n-t-o-c-i-n-q-u-a-n-t-a baci e l’ho abbracciata forte forte fortissimo fortissimissimo.
È da tante sere che la mia mamma ha la bua e non le passa.
A me non piace quando la mamma piange, a me piacciono le rughe quando sorride.
Ecco cosa vorrei Babbo Natale: io sono stato bravo, ho preso nove in matematica, faccio sempre i compiti, non litigo coi miei amici e voglio bene a tutti, anche alla zia Ilda. Mangio la verdura (anche quella verde), vado a dormire quando me lo dice la mamma.
Io vorrei vedere la mamma piena di rughe da sorriso. È brutta quando piange, ha tutti gli occhi rossi  e mi bagna le guance quando la bacio. Che schifo.
Posso avere la mamma che ride? Con tante rughe, sì. Così tutti possono dire che la mia mamma è saggia e sorride sempre. Lo sai che è proprio bella quando sorride? Lo dice anche il mio papà e il mio papà ha sempre ragione. 
Allora Babbo mi dai questo anticipo? Mi mandi una cartolina dal mare? Se tu mi mandi una cartolina te ne mando una anch’io da Sanremo a Giugno.
Ciao babbo natale, quando arrivi ti faccio trovare due pacchi di biscotti al cioccolato e una tazza di latte con tanto tanto tantissimissimo miele caldo.
Mattia

Pronto tra vent’anni.

E se davvero mi telefonassi tra vent’anni?
Ci hai mai pensato? Cosa ci diremmo?
“Compra il pane tesoro che io sono ancora nel traffico”.
O forse mi dirai che hai avviato le pratiche, quelle del divorzio.
Sì perché non ce la facevi più, io con le mie ansie e tu con le tue ali che sapevo solo tarpare.
Che poi io nel matrimonio non so nemmeno se crederci.
Forse starò ancora correndo per inseguire ciò che non ho il coraggio di raggiungere. È proprio necessario correre per qualcosa che si ha accanto?
Invece no, tu mi chiamerai e userai il numero privato per stupirmi col suono della tua voce come fai sempre.
Mi chiederai come sto, è da tanto che non ci si sente, ti risponderò che va tutto bene, qualche intoppo a lavoro ma che vuoi è la vita, a casa una meraviglia.
Tu sarai felice, un uomo realizzato che voleva chiamare una persona che tanto gli era stata cara.
Era.
Sì perché non ne abbiamo azzeccate molte, lo sai, e alla fine il tempo, il lavoro, le nostre colpe e il nostro orgoglio ci hanno divisi.
Chissà se dopo aver schiacciato il rosso riprenderemo a camminare tranquilli o se avremo bisogno di sederci su una panchina.
Io mi accenderò una sigaretta, tu no, odi i vizi che non hai.
Guarderemo il vuoto sentendoci vuoti.
Una valanga di ricordi che ti cade addosso con una violenza tale da farti male alle spalle.
Sorrideremo da soli e poi, quando penseremo ai litigi, scuoteremo lievemente la testa pensando a quanto siamo stati stupidi e immaturi, a quando avremmo potuto dire “va bene” anziché intestardirci.
A quando avremmo potuto chiudere un occhio anziché tirarci un pugno, amarci piuttosto che urlarci addosso.
Ci morderemo le labbra come avremmo dovuto fare vent’anni prima, appoggeremo le mani sulle ginocchia e a fatica ci alzeremo tornando meccanicamente al presente.
Sarà dura forse, ma col tempo saremo diventati dei professionisti nel nascondere i sentimenti.
E se, semplicemente,  ti dicessi “certo amore, passo io in panetteria”?
Facciamo così, telefonami tra vent’anni e vediamo che mi dici.

Alla fine non c’è fine

Ho sentito dire che la vera magia di un film o di un libro è la non conclusione, la democratica scelta di lasciare che sia lo spettatore o il lettore a decidere che fine mettere.
Abbiamo un bisogno viscerale di avere sempre l’ultima parola manco l’intero film dipendesse dalla nostra umile opinione ?
O forse non abbiamo il coraggio di accettare le cose semplicemente per quel che sono : lui muore, lei si risposa, la trottola cade.
Vorremmo plasmare il finale in base ai nostri bisogni, immaginare ciò che più ci piace proiettato sullo schermo senza arrenderci al naturale corso degli eventi.
Siamo dei rivoluzionari della fantasia che lottano contro un regista o uno scrittore anzichè occuparsi della propria personale storia.
È inaccettabile, totalmente inaccettabile, che una trama abbia un inizio ed una fine ben definite : che banalità. Come se nulla potesse mai concludersi in un libro così come nella realtà.
Un’idea si può cambiare, una storia ricominciare, ad un punto si può sempre aggiungere una virgola.
Bè io non ci credo.
Per me un film inizia e si conclude, il cerchio si chiude ed è la fine la più importante.
Io non ho nulla di democratico, non quando leggo.
Io sono un’assetata di ultime righe, voglio vedere cosa succede nero su bianco e non rimanere a fissare il vuoto con un’espressione da ebete pensando a quale taglio di capelli avrà deciso di farsi la protagonista che abbiamo lasciato dal parrucchiere.
Se tutto scorre allora a me piace costruire dighe, almeno nei libri.
Sì perchè se è vero che coi romanzi e con i film ci astraiamo anche solo per un paio d’ore dal nostro mondo, allora io voglio un finale che non ammetta repliche, lo voglio netto, deciso,chirurgico.
Voglio i titoli di coda che non vedo scorrere quando prendo una decisione che, in fondo, non è mai davvero definitiva.
Voglio il punto e a capo che non sempre riesco a mettere, voglio il vissero felici e contenti che raramente ho visto per strada.
Ecco a me piace l’ultima pagina, mi piace proprio tanto perchè non mi lascia troppe strade aperte né la paura di doverne intraprendere una.
Mi presenta i fatti per come si sono svolti e accetto le conseguenze di scelte che, purtroppo, ha preso lo scrittore al posto mio.
Per fortuna, comunque, si parla solo di libri o poco più.
Forse.