Ci vediamo all’arrivo.

A volte ci poniamo obiettivi che sappiamo di non poter raggiungere, non nei tempi che abbiamo stabilito. A volte pensiamo di poter correre alle olimpiadi saltando l’allenamento perché tanto siamo forti e mica siamo come tutti gli altri che devono sudare per conquistare il traguardo. No, noi pretendiamo di vincere, di non allenarci e di arrivare alla fine con i capelli perfettamente in piega.  Ed il vero problema è che quando ci rendiamo conto che non si può correre la maratona senza aver mai fatto più di due passi di corsa, allora lì ci diamo la colpa del fatto che siamo inetti, che deludiamo innanzitutto noi stessi e ci vergogniamo dei nostri fallimenti.

Ma la verità è forse che il vero errore è il nostro metro di giudizio, troppo lasso sui mezzi e troppo rigido sul fine.

Non siamo supereroi né cretini.

Siamo persone normali ed è questo a farci incazzare, il fatto che non è solo pensando di voler vincere che si vince ma è buttandoci anima e corpo.  E non è facendo la vittima dopo una sconfitta che inizieremo a correre. È facendo un passo alla volta, poi due, poi tre, poi quarantadue chilometri senza mai fermarsi.

Ammettiamolo, tutti speriamo sempre e costantemente nella buona vecchia botta di culo, ma non è quello a soddisfarci fino in fondo. Non è dal caso che si origina il merito ed è solo dal merito, io credo, che si origina la gioia più sincera. Perché quando è solo fortuna ci ridi su, quando te lo sei guadagnato sorridi sereno.

No, lo giuro io non voglio dare lezioni a nessuno, parlo a me stessa ma se uso il “noi” è più facile essere sincera, scavare a fondo e non aver paura di ammettere che sì, ho sbagliato. Perché è ovvio che sia io quella della maratona e sono sempre io quella che dopo il giro del parco ha bisogno di sei bombole d’ossigeno. Per ora.

E può essere che sia una doccia gelata a fartene rendere conto e questo dettaglio, l’acqua fredda, non è metaforico.

Può essere che tu ti senta crollare il mondo addosso e le spalle deboli, troppo deboli per sopportare il peso di una lacrima.

Perché forse anche i supereroi, le persone normali e le macchine da guerra sbagliano, piangono.

E forse anche i supereroi, le persone normali e le macchine da guerra sanno asciugarsi le lacrime ed iniziare a correre per davvero.

Ci vediamo all’arrivo, i capelli disastrosi, la maglia zuppa di sudore e una paralisi sul viso che assomiglia a un sorriso.

Babbo vorrei un anticipo

Caro Babbo Natale,
lo so che tu ora sei in vacanza con la tua mamma e il tuo papà, hai lavorato tanto e mio zio dice che se lavori poi devi andare al mare.
A me piace tanto il mare, ci vado sempre d’estate con Gianpiero che è il mio cane. Gioco alle biglie con i miei amici e mangio un sacco di gelati.
Oggi piove e a scuola ho preso 9 in matematica. La maestra ha detto che sono bravo e che se continuo così da grande potrò fare lo scienziato. Io però voglio ammaestrare i canguri e farmi portare nella loro sacca tutto il giorno. Non devo mangiare gelati però sennò poi vomito come sul bruco mela. La mamma si era arrabbiata tanto quel giorno, si arrabbia sempre tanto ma alla fine ogni sera mi dà un bacino sulla fronte e mi sorride.
Ha le rughe quando sorride ma lei dice che non è vecchia, è solo saggia. Ho chiesto alla maestra Chiara cosa vuol dire “saggia” e lei mi ha detto che è quando hai la risposta giusta a molte domande. Che bello Babbo Natale, la mia mamma è proprio saggia allora! Sa i nomi di tutti i fiori, cosa mi piace mangiare, quando è nato il mio papà e il numero di telefono di tutti i suoi amici.
Io lo so che tu adesso sei al mare a mangiare i gelati e che sei in vacanza fino al compleanno di Gesù però ho un desiderio e ti chiedo un anticipo. Mio zio mi ha detto che un anticipo è quando chiedi un regalo prima del compleanno o di Natale e se te lo danno prima poi non arriva più dopo.
Allora, caro Babbo, io voglio il mio anticipo. Vorrei, l’erba voglio non esiste neanche nel giardino del Re dice sempre la Nonna Maria.
Ho visto la mia mamma piangere. Le ho chiesto se si era fatta la bua e lei mi ha detto di sì. Io non ho capito però, non aveva le ginocchia sbucciate e non era caduta. Lei mi ha detto che ci sono bue che non si vedono con gli occhi come quando hai l’aria nella pancia ma per me non è vero.
Ha detto che non le faceva tanto male, che se le davo un bacino passava tutto. A me non passa la bua quando mi danno un bacino però.
Le ho dato c-e-n-t-o-c-i-n-q-u-a-n-t-a baci e l’ho abbracciata forte forte fortissimo fortissimissimo.
È da tante sere che la mia mamma ha la bua e non le passa.
A me non piace quando la mamma piange, a me piacciono le rughe quando sorride.
Ecco cosa vorrei Babbo Natale: io sono stato bravo, ho preso nove in matematica, faccio sempre i compiti, non litigo coi miei amici e voglio bene a tutti, anche alla zia Ilda. Mangio la verdura (anche quella verde), vado a dormire quando me lo dice la mamma.
Io vorrei vedere la mamma piena di rughe da sorriso. È brutta quando piange, ha tutti gli occhi rossi  e mi bagna le guance quando la bacio. Che schifo.
Posso avere la mamma che ride? Con tante rughe, sì. Così tutti possono dire che la mia mamma è saggia e sorride sempre. Lo sai che è proprio bella quando sorride? Lo dice anche il mio papà e il mio papà ha sempre ragione. 
Allora Babbo mi dai questo anticipo? Mi mandi una cartolina dal mare? Se tu mi mandi una cartolina te ne mando una anch’io da Sanremo a Giugno.
Ciao babbo natale, quando arrivi ti faccio trovare due pacchi di biscotti al cioccolato e una tazza di latte con tanto tanto tantissimissimo miele caldo.
Mattia