A volte ci poniamo obiettivi che sappiamo di non poter raggiungere, non nei tempi che abbiamo stabilito. A volte pensiamo di poter correre alle olimpiadi saltando l’allenamento perché tanto siamo forti e mica siamo come tutti gli altri che devono sudare per conquistare il traguardo. No, noi pretendiamo di vincere, di non allenarci e di arrivare alla fine con i capelli perfettamente in piega. Ed il vero problema è che quando ci rendiamo conto che non si può correre la maratona senza aver mai fatto più di due passi di corsa, allora lì ci diamo la colpa del fatto che siamo inetti, che deludiamo innanzitutto noi stessi e ci vergogniamo dei nostri fallimenti.
Ma la verità è forse che il vero errore è il nostro metro di giudizio, troppo lasso sui mezzi e troppo rigido sul fine.
Non siamo supereroi né cretini.
Siamo persone normali ed è questo a farci incazzare, il fatto che non è solo pensando di voler vincere che si vince ma è buttandoci anima e corpo. E non è facendo la vittima dopo una sconfitta che inizieremo a correre. È facendo un passo alla volta, poi due, poi tre, poi quarantadue chilometri senza mai fermarsi.
Ammettiamolo, tutti speriamo sempre e costantemente nella buona vecchia botta di culo, ma non è quello a soddisfarci fino in fondo. Non è dal caso che si origina il merito ed è solo dal merito, io credo, che si origina la gioia più sincera. Perché quando è solo fortuna ci ridi su, quando te lo sei guadagnato sorridi sereno.
No, lo giuro io non voglio dare lezioni a nessuno, parlo a me stessa ma se uso il “noi” è più facile essere sincera, scavare a fondo e non aver paura di ammettere che sì, ho sbagliato. Perché è ovvio che sia io quella della maratona e sono sempre io quella che dopo il giro del parco ha bisogno di sei bombole d’ossigeno. Per ora.
E può essere che sia una doccia gelata a fartene rendere conto e questo dettaglio, l’acqua fredda, non è metaforico.
Può essere che tu ti senta crollare il mondo addosso e le spalle deboli, troppo deboli per sopportare il peso di una lacrima.
Perché forse anche i supereroi, le persone normali e le macchine da guerra sbagliano, piangono.
E forse anche i supereroi, le persone normali e le macchine da guerra sanno asciugarsi le lacrime ed iniziare a correre per davvero.
Ci vediamo all’arrivo, i capelli disastrosi, la maglia zuppa di sudore e una paralisi sul viso che assomiglia a un sorriso.
più che una paralisi, mi piace l’idea che, dopo il traguardo, si manifesti “un solco lungo il viso, come una specie di sorriso”.
roba da persone normali, certamente, ma anche da (presunti o veri) supereroi.
cmq, si.
gambe in spalla, pedalare, run baby run…
never give up.
l’idea è quella 🙂 grazie!
ho notato che somigli “sinistramente” alla protagonista di “Storia di una ladra di libri”.
^_^