La luce è sempre spenta

Ho fatto un sogno.

Ho fatto un sogno e tu non c’eri.
E’ strano perchè non mi capita spesso. Non di fare sogni, intendiamoci, non mi capita spesso di farli senza te.
E’ stato bello strano; non so se più bello o più strano.
So che ero tranquillo al mio risveglio, nè felice nè in lacrime.
Ero sereno.
Stranamente la mia giornata dipendeva solo da me, il mio inconscio poteva andarsene a quel paese.
Che poi quel paese è proprio dietro l’angolo visto che ogni sera, puntuale, lui ritorna.
Lui l’inconscio, non tu.
Tu non torni.
Cioè non è che proprio non torni, credo che una casa tu ce l’abbia da qualche parte, solo non torni nella mia.
Che poi sta bene anche a me.
C’ho fatto l’abitudine.
Non ho ancora capito se ho fatto l’abitudine a non averti per casa o se era per abitudine che ti ci tenevo dentro.
Sai cos’è la cosa buffa? L’unica cosa che davvero mi rattrista?
Che dopo i nostri eterni vent’anni tra le stesse mura, ora quando entro la luce è sempre spenta.
Ma ho imparato ad accenderla da solo.
Anche il caffè lo faccio buono adesso.
Non dimentico più l’acqua nè lo faccio bruciare.
Non compro più lo zucchero, ho sovente del vino rosso.
Faccio meno sesso, leggo molto.
Penso prima di agire, mi arrabbio ormai di rado.
Coltivo le mie passioni, ho molti amici.
Sto bene, sto davvero bene da solo.
Cioè, non da solo, semplicemente senza di te.
E’ solo che ho paura qualche volta.
Temo che arrivi la notte,
che quando chiudo gli occhi arrivi tu.
Ti ho confinato in uno spazio ben preciso sperando te ne andassi in fretta,
ma l’unica fretta è la mia che arrivi presto il mattino.

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