Arrivederci a chissà quando

È sera in un bar di montagna .
È pieno di gente pronta a fare festa.
Una ragazza entra un po’ sconsolata, si sa che a lei la confusione non fa impazzire.
Ordina il solito gin tonic poi esce per fumarsi una sigaretta.
Qualche tavolo più in là un ragazzo la segue, da quando l’ha vista entrare non è riuscito a staccarle gli occhi di dosso.
Le chiede da accendere e lei nota quello sguardo interessante, quell’aria misteriosa o solo trasandata che un po’ l’attrae.
Iniziano a parlare « vieni qui spesso ? »
Classiche conversazioni di cortesia che nascondono un desiderio crescente, reciproco.
Nemmeno si accorgono che il gin tonic è finito da mezz’ora, che di sigarette ne hanno già fumate tre e che la temperatura è parecchio sotto lo zero.
Continuano a parlare perdendosi nel loro microcosmo, nel loro gioco di sguardi e di gesti non fatti.
Nemmeno si accorgono che il bar sta chiudendo, che gli amici sono andati via salutandoli timidamente per non disturbare.
Ci sono quelle volte in cui incontri degli sconosciuti che sembra ci siano sempre stati, il pezzo perfetto di un puzzle che nemmeno sapevi di avere.
Non ci sono le basi per costruire nulla eppure è un castello in aria bello che fatto.
È emozione incontaminata, chimica mentale.
Questo pensa lei mentre osserva le mani di lui, il modo elegante in cui le muove mentre parla, il suono delle sue « esse », quel modo buffo in cui la scruta dopo che ha fatto una battuta quasi soffrisse nel non vederla ridere, nel non vederla felice.
Avrebbe voglia di togliergli i vestiti, assaggiare quella pelle morbida, scoprire di cosa sanno i suoi baci.
Avrebbe voglia di abbracciarlo, chiudere gli occhi e riaprirli al suo fianco chissà dove nel mondo.
Era da tanto che non le capitava, che non incotrava qualcuno che, con dolcezza e naturalezza, oltrepassasse la sua corazza in punta di piedi senza far rumore, senza fare male.
Si conoscevano da una o due o chissà quante ore, non se lo ricordava, il tempo stava volando.
« ti va se andiamo a fare due passi per scaldarci un po’ ? »
Quei momenti sembrano eterni con la neve che scrocchia sotto gli scarponcini, il vento calato e le stelle così vicine che quasi possono toccarle.
Hanno freddo, un freddo cane, ma fanno finta di non sentirlo per non salutarsi, per non mettere fine a quella sera.
Domani torneranno a casa, alle loro università che distano centinaia di chilometri, alla quotidianità.
Sanno che non c’è futuro ma non gli importa, non sempre è necessario vivere per il domani, si rischierebbe di perdersi il presente.
Si guardano, si piacciono.
Un timido bacio, casto.
Un’esplosione di emozioni, di colori.
Ora il tempo si blocca per davvero mentre le lingue esplorano timide.
Un bacio caldo, lento ma pieno di passione, di voglia di scoprisi e di coscienza che tutto è già finito.
Non è amaro, è dolcezza.
Non è rimpianto, è brivido dell’attimo che fugge.
È innocenza, istinto senza malizia mentre lui le accarezza i capelli, mentre lei gli sfiora la barba.
Passa il tempo e non han quasi più saliva, le labbra gonfie e un sorriso candido sui volti.
Sta albeggiando e tra le vette innevate si vede l’aurora.
Si prendono per mano, avanzano sereni e l’unica cosa che li ancora al terreno è la gravità.
Entrano in un bar, ordinano due cappuccini. Bevono in silenzio, non c’è bisogno di parole.
Un sorriso che racchiude discorsi di ore, uno sguardo che racconta emozioni.
Tornano in strada, si devono separare.
Con la serenità di essersi dati tutto e nulla, di aver condiviso qualcosa che non ha bisogno di essere definito, si salutano.
Scambiarsi i numeri sarebbe inutile, ci sono magie con la data di scadenza e questo non le rende nè più nè meno speciali di altre.
Sono solo diverse.
Sono quelle volte in cui sei la persona giusta al momento giusto ma questo, per definizione, non dura che un battito di ciglia.
Meglio conservare le sensazioni, quello che abbiamo imparato, che a volte il « non è per sempre » non ha nulla di negativo.
Un ultimo bacio, un sorriso nel cuore.
Un arrivederci a chissà quando.

Un pensiero su “Arrivederci a chissà quando

  1. Epperò il numero almeno potevano scambiarselo…
    Oppure, volendo tenerla sul romantico-decadente-hippie-oldschool, nome e indirizzo per iniziare una relazione epistolare come ai bei tempi.
    O potevano schiacciare. Giusto per dirne un’altra.

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