“Ciao”
Ciao, ti amo. Ti amo. L’ho già detto che ti amo?
“Ciao”
Diglielo, dai diglielo. Ti amo.
“Come stai?”
Adesso qui al tuo fianco anche i miei capelli stanno meglio, anche il mio dito ha smesso di pulsare.
“Tutto nella norma, tu?”
Che risposta originale, roba da Nobel per la letteratura.
“Ma si dai tutto bene, solite cose. Lavoro, casa, amici.”
Lavoro? Che lavoro fai? Era quello che sognavi da piccola? Volevi diventare un’astronauta, no? Poi una cantante, una ballerina, una viaggiatrice professionista. Ti piace la tua vita? Al mattino sorridi o ti asciughi le lacrime secche della notte? Dove abiti? Posso venire a casa tua? Fammi salire, dai. Non senti che mi trema anche la voce nella testa? Se ti guardo intensamente riesci a leggermi nel pensiero? Non che ci sia nullo di scritto, forse è meglio chiederti se riesci a sentire i miei pensieri. Ci riesci? Non credo, siamo ancora qui a fissarci come se nulla fosse. Baciami. Se riesci a sentirmi baciami adesso. Chiudo gli occhi eh. Dai. Forza. Baciami Chiara, baciami maledizione. Lo sai che non vado a ballare in discoteca perché nemmeno in pista riesco a fare il primo passo. Ok, ok non nemmeno tu sei così coraggiosa. Ci penso io.
“E i tuoi viaggi? Viaggi ancora, vero?”
“Di tanto in tanto, non ho più molto tempo adesso che lavoro.”
Vieni con me, ti porterò in cima al mondo e poi dritti fino al centro della Terra. Per stasera però accontentiamoci di casa tua. Andiamoci adesso, andiamoci di corsa. Fuori c’è il temporale, ci ammaleremo di sicuro. Meglio, domani staremo tutto il giorno nel letto e ti terrò per mano anche quando avrai il moccio dal naso. Il nostro sigillo d’amore sarà il paracetamolo. Se riesci a sentirmi, prendimi per mano. Te la sto tendendo, vedi? Ok non te l’ho proprio tesa, ma il mio palmo è rivolto verso di te. È un segnale inequivocabile. Anche le punte delle mie scarpe ti guardano, capisci che il mio amore è più evidente di… non lo so inventala tu una metafora, io sono troppo preso dai tuoi occhi blu. Indosserai questo vestito per il nostro primo appuntamento? Lo ammetto, spero che tu non indosserai nulla. No, nemmeno le cinque gocce di Chanel numero 5, voglio sentire la tua pelle selvaggia. Adesso ti bacio io. Ora. Sei pronta? Chiudi gli occhi mi raccomando.
“Ah, mi spiace.”
Complimenti. Un coraggio degno di un pappagallo cardiopatico. Forse per stamparle un limone da guinness dei primati mi servono più Guinness. Voglio una scena da film con tanto di applauso della folla. Baciala. Baciala. Che problema ha adesso il mio sistema nervoso? Il mio pensiero non si trasforma in azione. Chiamate un neurologo, forza. Dicono che per alleviare l’imbarazzo sia meglio immaginarsi l’interlocutore in mutande. No, non è questo il caso. Magari sono di pizzo. Smettila. Almeno invitala a bere. Ok devo avere sicuramente qualche problema di personalità, mi do ordini da solo interza persona. Forse è proprio questo il mio problema, mi controllo troppo. Più limoni meno sermoni, avanti. Credo di avere la bocca semi aperta. Penserà che sono un coglione, non avrebbe tutti i torti. Dio, lei invece ha una bocca perfetta. Ok adesso non abbassare lo sguardo, non farlo o passerai per uno sfigato e magari pure maniaco. Da quanto sono in silenzio? Forse nei pensieri funziona come nei sogni tipo che un secondo dura un’ora. Spero sia così. Adesso la invito a bere, deciso. Adesso. Forza. Adesso. Gianni Morandi motivami tu.
Uno, due, due e un quarto, due e trentacinque. No, era l’una e trentacinque circa il titolo.
Forza.
“Anche a me. Ora vado, buona serata Gianluca.”
Non le piaci, è evidente. Lei vuole un uomo forte e sicuro, s’intuisce da come muove le mani. Cerca un compagno avventuroso, divertente, intelligente e mai scontato. Lei cerca un’ostrica con tanto di perla, tu sei platessa surgelata. In un discount. O forse ti sta mettendo alla prova. Sì è un test, è palese. Ti mette alle strette per vedere se alla fine hai il coraggio d’invitarla fuori, di contarle i denti con la lingua. Allora lo faccio. Sono anni che la osservo, la studio, la amo. Chiara, dai Chiara avvicinati. Lo so che mi senti. Stasera butto giù la mia timidezza insieme ad un bicchiere di vino rosso, ti prendo per i fianchi e ti annuso l’alito. Immagine senza dubbio ermetica con molti dubbi erotica. Sai, sei più bella di un gol al novantesimo. Sei bella come un gol all’incrocio dei pali in finale di Champions. Al novantaduesimo. E questa sera, dopo tutto questi anni di voglia di baciarti mascherati con saluti indifferenti, stasera segno. Fallo adesso, Gianluca, adesso. Il quarto stato che sale al potere, gli ultimi che saranno i primi, gli asini che volano alti nel cielo. Usciremo e ci saranno i gatti che fumano, le nuvole saranno in terra e la terra sarà in cielo così che cammineremo a testa in giù perché avrò ribaltato il mondo, almeno il mio di mondo. Dai Gianluca, sei più gasato di una bottiglia di Badoit, sembri uno di quei santoni motivatori. Forza. È il tuo momento, io mi faccio piccolo piccolo, stacca il cervello e accendi quella dannata lingua.
“Buona serata anche a te, Chiara.”