Un capo che ritrovò la coda

Questa è una storia che non ha capo né coda. Questa è una storia senza drammi, senza colpi di scena, senza azione.

Se volete leggere di omicidi, di sangue e di battaglie, se volete leggere d’amore, allora non leggete questa storia. Se volete leggere di peccatori, di santi e di eroi, se vi piace il lieto fine, allora cambiate storia. Perché qui non c’è inizio e men che meno una fine. Qui non c’è amore né passione né tanto meno morte.

Questa storia in realtà è una somma di storie che contengono una storia ma, di per sé, non è una storia. Narra di un paese, un piccolo paese con più chiese che abitanti. Narra di uomini, donne e qualche bambino che si trovarono in un bar. Un bar in un paesino con più chiese che abitanti, un bar tutto sommato pulito, ben illuminato. Così ben illuminato che i nostri protagonisti di questa storia che non è una storia, dovettero abbassare le tapparelle. Ed è un dettaglio inutile perché le tapparelle abbassate non hanno alcuna importanza, forse.

Adesso la tensione è palpabile, il lettore si chiederà perché le tapparelle, che m’importa delle tapparelle se d’importanza non ne hanno? E questo è un grattacapo che ti leva il sonno, quel dettaglio che si pensa sia la chiave ma poi si scopre che non c’è nessuna porta. Allora si pensa che, se fosse inglese, almeno questa chiave servirebbe a qualcosa. Non perché l’inglese sia utile, bada bene, la chiave inglese lo è.

Questa è la storia di alcuni personaggi seduti in cerchio, anche se un cerchio propriamente non è, che si trovarono in un bar per ascoltare. E vien da chiedersi che cosa mai ci sia da ascoltare in un piccolo, pulito e ben illuminato bar di paese. Le chiacchiere delle vecchie, la macchina del caffè, le tazzine ancora calde.

Ora il lettore si sorprenderà di scoprire che i nostri eroi, i nostri eroi di questa storia che non è una storia, si trovarono in un bar per ascoltare un gran maestro. Che setta sarà mai una setta che si riunisce in un bar? Forse il circolo della canasta, il gran oriente della caffetteria. Si discuterà senza dubbio di miscele di caffè. Così il lettore rimarrà deluso scoprendo che di un arabo si parlò ma l’arabica mai fu nominata.

È inammissibile, si pensa, che dopo mezza pagina ancora non si veda una storia. Che non si dica, tuttavia, che non eravate state avvertiti. Uomo avvisato, mezzo salvato. E di salvati tra i nostri eroi ce ne sono ben pochi, anzi forse nessuno.

Questa è una storia in cui i personaggi, e il numero di personaggi sceglietelo pure voi, si trovarono in cerchio per ascoltare il gran maestro che raccontava storie, che raccontava come si scrive una storia. Una storia qualunque, che di logico non ha nemmeno il filo. Una storia di poeti, cantanti, geometri ed avvocati. Ognuno con una storia, anche se nessuno parlò della sua storia. E allora voi mi chiederete che senso ha scrivere una storia che non contiene una storia, una storia in cui uomini raccontano fatti, in cui son tutti un po’ matti, in cui non emergono sommersi né ci sono salvati. E vien da chiedersi se questa è una storia dove tre vecchi che vivono insieme decidono d’ammazzarsi così, perché così dice lo scrittore. Allora si scriva, perchè almeno nelle nostre pagine bianche si è avvocati, imputati e pure giudici. Così adesso dico che un personaggio aveva lunghi capelli blu, che uno le scarpe le portava solo d’inverno, che il muto per miracolo parlò. E poco importa se mi distacco di molto dal vero, perché il vero in una storia conta meno di un due di picche, a carte s’intende. Allora concludo e vi confesso che una fine non ce l’ho, ma l’inizio non è male. Decido dunque che sarà l’inizio, l’inizio di una storia che sarà una vera storia. Una storia in cui vedremo amore, passione e magari un po’ di morte. La storia di un capo che ritrovò la coda. Ma questa è un’altra storia.

5 pensieri su “Un capo che ritrovò la coda

  1. Ogni cosa,
    ogni cosa mi è rimasta impressa come quando un ritornello continua a sbattere tra le pareti del cranio senza lasciare mai quello spazio.
    Una biglia di acciaio in un flipper infinito.
    E sento l’odore di chiuso mascherato da disinfettante e miscele di caffè senza caffè. La luce giallognola di sera che sera non é. Le voci basse, intubate in un silenzio di setta che non è una setta.
    Cazzo.
    Ma cosa ti è venuto in mente? Infilarmi in testa una immagine senza capo ne coda di primo mattino.
    Cazzo.
    Neanche il tempo di fare colazione.
    Signs of love making – tyrese

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