La Puta Vida è verità.
La Puta Vida è Papo che si mette in scena, che si scinde in due personaggi, lo ying e lo yang di se stesso senza che ci sia un bianco, senza che ci sia un nero. E bada bene che un nero in scena c’è ma è solo trucco, è solo una metafora.
La Puta Vida è la metafora del conflitto interiore, del nostro angelo ed il nostro Lucifero che si scontrano, ma Lucifero era l’angelo più bello se non erro.
La Puta Vida è un eroinomane senza un occhio ed un bravo ragazzo che ha perso la speranza.
La Puta Vida è ciò che non ti aspetti ed è questo a renderlo reale.
La Puta Vida è nuda, volgare, è un ago che ti sazia e la vita che ti svuota. È bestemmiare contro il Dio della propria vita, contro se stessi. È darsi un’altra occasione, quella che saprai cogliere.
La Puta Vida è violenza al servizio della Verità, della Vita con la V maiuscola.
La Puta Vida sei tu che devi scegliere da che parte stare, sei tu che non capisci chi abbia ragione e chi torto, cosa sia giusto e cosa sbagliato. È un viaggio in una vita di cui non conosci nulla ma che alla fine se togli il trucco, i costumi di scena, le luci rosse, capisci che La Puta Vida sono i tuoi errori, le tue scelte sbagliate, i tuoi obiettivi messi a nudo in un testo teatrale. Acqua fredda che ti paralizza, nero che ti copre, un proiettile ben conficcato, La Puta Vida è la scheggia nell’occhio che fa vedere il fuoco dentro.
Che poi se vogliamo dirla tutta a me ha fatto proprio incazzare sta Puta Vida. M’ha fatto incazzare che io di solito ci prendo con le trame, che io di solito ho talento nello scovare l’assassino. E qui pensavo di aver capito tutto, roba che a metà spettacolo ho sorriso dicendo “va bè dai è la favoletta di strada” e invece ti ribalta, ti sconvolge, diventa imprevedibile e alla fine ti senti quasi in colpa per aver pensato che potesse essere banale, scontato. Ma la Puta Vida non fa sconti.
Randy e Ragazzo di collina camminano tra il pubblico, ti fanno entrare in scena come ad ammonirti, in scena ci sei soprattutto tu bello mio. E su quella scena mi sono presa anch’io quel giorno in più per capire, in fondo, da che parte stare.